Problemi psicologici individuali e
di coppia connessi alla infertilità


Nicola Lalli* Nadia Liberti**

Pubblicato in: Informazione Psicologia Psicoterapia Psichiatria, n° 28/29, giugno-dicembre 1996, pagg. 27-30





Per comprendere le problematiche, più o meno complesse, messe in movimento dalla diagnosi di infertilità, è necessario accennare a quali motivazioni inducono due soggetti a formare una coppia. Perché è evidente che questa problematica può insorgere solo all'interno di una coppia, stabile o transitoria che sia.

Certamente possiamo trovarci anche di fronte a soggetti che temono o si lamentano di una presunta infertilità, ma in questi casi si evidenzia che la problematica proposta serve solo a coprire una psicopatologia ben più grave e profonda.

Quindi dobbiamo chiarire le dinamiche della coppia per comprendere i vissuti dei partners in relazione alla certezza di una impossibilità a procreare. J. Lemaire afferma che "...la coppia è il luogo privilegiato di espressione dell'ambivalenza del desiderio" (Lemaire, 1979).

In modo più articolato diremmo che la coppia è l'espressione di una aggregazione affettiva tra due soggetti, basata su di un progetto esistenziale più o meno esplicito e manifesto.

Ovviamente la coppia non è la semplice somma delle singole dinamiche intrapsichiche dei partners: quando due soggetti formano una coppia, consapevoli o meno, agiscono una relazione particolare che mette in gioco processi fondamentali come quelli della sicurezza, del riconoscimento, dei bisogni, dei desideri reciproci, dell'appoggio narcisistico di valenze fantasmatiche come ad esempio il desiderio di immortalità.

Inoltre di fronte ad un avvenimento molto comune e frequente (la formazione di una coppia) che spesso dai soggetti è vissuta come autodeterminata, bisogna invece evidenziare il complesso delle forze, e la relativa conseguente importanza, che spiegano questa scelta. Pressioni sociali, culturali, condizionamenti economici, ruoli sociali, rapporti di potere o interessi materiali, conflitti interpersonali, difficoltà alla comunicazione: tutti questi fattori concorrono alla formazione e alla rottura della coppia.

La necessità di osservare i processi della coppia da diversi punti di vista, comporta un problema di metodo: evitare semplicistiche interpolazioni e soprattutto non confrontare dati ricavati con metodologie teoriche e di intervento, diverse.

Sicuramente molti aspetti della strutturazione della coppia sono interpretabili alla luce di una teoria psicodinamica; altri aspetti, soprattutto quando la coppia diventa famiglia, sono coglibili con la teoria sistemica (disturbi della comunicazione, spostamento del sintomo, paziente designato ecc.); ma non possiamo dimenticare che la coppia è anche un riflesso delle strutture sociali in cui è immersa: non può essere considerata isolata dall'organizzazione sociale e dalle conseguenti forze coesive o disgreganti che questa esercita sulla coppia. Quando parliamo di ruoli, di rapporti di potere di pressioni economiche è ovvio che la lettura della coppia è legata ad una interpretazione in chiave di psicologia sociale e di sociologia.

Ed un sociologo ironicamente ha paragonato la coppia ad un ponte che, costruito per romantiche passeggiate, si pretende poi di utilizzare per far passare grossi camion da trasporto.

E' necessario, a questo punto, proporre almeno due aspetti essenziali nella formazione della coppia, come la scelta del partner e la coppia come sistema difensivo, per meglio comprendere in generale i motivi della crisi, in particolare quella legata alla scoperta all'infertilità.

La scelta del partner

La scelta del partner in genere non è mai casuale. Comunque numerose ricerche sociologiche tendono a sfatare una considerazione comune: che oggi la scelta del partner sia molto più libera rispetto ai matrimoni combinati del passato. Numerosi Autori sostengono che invece fattori socio-culturali ed economici, impongono ancora dei limiti molto forti e condizionano una scelta che dai partner della coppia, è vissuta invece come autodeterminata.

Comunque riteniamo che sia possibile cercare di ritrovare motivazioni psicologiche, più o meno profonde nella scelta del partner: ed è molto probabile che le motivazioni alla scelta siano molto importanti non solo per capire la genesi della coppia, ma anche i motivi di una eventuale crisi. v S. Freud nei "Tre saggi sulla teoria sessuale" afferma che "...trovare l'oggetto è semplicemente ritrovarlo"(Freud, 1905). In questa visione è evidente che l'aspetto pulsionale è fondamentale, mentre l'oggetto viene considerato come contingente e funzionale: la scelta quindi è molto relativa, perché è sempre un supporto che si cerca.

Si ama la donna che nutre, si ama l'uomo che protegge.

Questa posizione, pur parzialmente modificata con il riconoscimento di una scelta anche su basi narcisistiche, è persistita a lungo nella spiegazione della scelta dei partner. E' evidente che in questo modo non si tratta di una scelta, ma di una ripetizione, più o meno riuscita; ma è evidente che una tale ripetizione comporta, a monte, un massiccio processo di identificazione che non lascia molto spazio per la scelta.

Crediamo invece che il processo sia molto più complesso. Il partner non viene scelto solo perché è simile o è l'opposto della figura parentale di riferimento. Piuttosto la scelta avviene sia sulla modalità relazionale del bambino con l'adulto significativo, sia sulle modalità relazionali genitoriali. Tutto questo può avvenire in positivo (come identificazione) o in opposizione (come ribellione).

Quindi la dinamica della scelta è molto complessa ed articolata, anche se possiamo affermare che è sulla base delle relazioni parentali che si struttura (come nostalgia o come rifiuto) il riferimento che condurrà in seguito il soggetto a strutturare la sua personale organizzazione diadica. Ma è evidente che perché la coppia si strutturi è necessaria una reciprocità e di conseguenza il soggetto deve trovare un oggetto che presenti caratteristiche simmetriche o complementari.

L'oggetto d'amore deve corrispondere non solo a dinamiche inconsce del passato, ma anche al presente, come possibilità di soddisfare bisogni, desideri, costituire un rafforzamento dell'Io, soddisfare il bisogno di intimità e di accudimento (sia passivo che attivo che si esplicita come desiderio di avere un figlio), superare le angosce e i dolori della vita. E' evidente quindi da una parte la complessità nella scelta del partner, e dall'altra l'importanza di capirne le motivazioni profonde, soprattutto quando la coppia entra in crisi.

Una attenta analisi di queste motivazioni (che è molto simile all'analisi della domanda di un paziente che chiede una psicoterapia) comporta la possibilità di capire la natura della crisi e quindi anche come intervenire.

Sono venuti meno i presupposti della scelta originaria, oppure i meccanismi difensivi sono diventati insufficienti, oppure c'è un fatto nuovo, una situazione nuova che destabilizza quella iniziale? O è l'incapacità di sopportare un avvenimento negativo come una perdita, un lutto, un problema economico che mette in crisi la coppia? O è invece la crescita di uno dei due che rende la coppia asimmetrica?

Oppure è semplicemente la messa in crisi di quel progetto iniziale che aveva dato luogo dopo l'incontro, alla formazione della coppia?

Molto spesso la progettualità fondante la coppia più o meno inconsciamente, può essere proprio non il desiderio, ma la necessità di avere un figlio.

Scoprire quindi l'impossibilità di realizzare questa necessità, mette inevitabilmente in crisi non solo i due partners singolarmente, ma soprattutto la dinamica della coppia.

Questa possibilità è tanto maggiore quanto più la coppia si forma come sistema difensivo.

Non possiamo in questa sede dilungarci sul concetto di coppia come sistema difensivo. Ci limiteremo solamente a descrivere sinteticamente le tre dinamiche difensive che, in caso di accertata o presunta sterilità sicuramente trasformano questo problema in un conflitto.

La coppia come sistema difensivo

Molto spesso la formazione della coppia è legata alla necessità di perpetuare un equilibrio fragile ed instabile dei due partner che pertanto non si propongono come reciproca scelta, bensì come situazione di simmetria e di dipendenza molto forte.

a) Lotta contro la depressione

La scelta dell'oggetto avviene sulla base di motivazioni legate all'angoscia della solitudine.

E' come se alcuni soggetti si sentissero troppo esposti e fragili per avventurarsi da soli nella vita: la coppia è un supporto per le loro angosce. Sentono che la vita è difficile soprattutto nel deserto delle grandi città. Ovviamente non si avventurano in un impegno amoroso che sarebbe troppo carico di emozioni, pertanto essi scelgono un partner simmetrico con lo scopo di unire due angosce di solitudine, che dovrebbe rendere più sopportabile la vita. A volte questa dinamica, se è più articolata sfocia in un gioco di ruoli: ove si scambiano vicendevolmente i ruoli di assistenza e di oblatività. Nei casi ove c'è una maggiore angoscia si arriva a quelle situazioni che i francesi definiscono del "Metrò - boulòt - dodò" che letteralmente significa "metro - lavoro - nanna". E' evidente che in questo modo la vita è ridotta alla routine più squallida.

b) Lotta contro il coinvolgimento eccessivo. Paura dello scacco.

Molte persone vivono il coinvolgimento emotivo come estremamente pericoloso: per questo tendono fondamentalmente a distribuire fra diverse persone, differenti forme di legame affettivo. L'importante è che nessuno sia preponderante o significativo.

Molto spesso questi comportamenti sono razionalizzati e giustificati anche su base ideologica: invece alla base di questo comportamento c'è una profonda angoscia dello scacco, della perdita.

Non è infrequente trovare in questi soggetti delle dinamiche di gelosia quasi paranoicali. In genere queste persone tendono a scegliere partners simmetrici con cui condividere queste parziali capacità emotive.

Non è infrequente però che questo tipo di persona attragga fortemente un soggetto con bisogni oblativi e trasformativi. Cioè persone che pretendono a tutti i costi di cambiare questi soggetti dei quali intuiscono le capacità affettive fortemente represse. In questi casi si possono instaurare coppie portatrici di una notevole sofferenza e spesso intrappolati in una grave dinamica sado-masochistica. v c) Coppia come desiderio di immortalità.

Molto spesso alla base della formazione di una coppia può esserci un desiderio inconscio di immortalità. v La coppia è vissuta non solo come ritorno al passato (identificazione con un genitore) ma anche come possibilità di tornare indietro, come una sorta di annullamento del tempo in un progetto onnipotente di immortalità.

E' in queste tre dinamiche difensive che più facilmente l'accertata infertilità genera una reazione più o meno grave.

Ma prima di esporre le modalità di reazione, debbo precisare che c'è una netta differenza, sia a livello individuale che di coppia, rispetto a chi per motivi vari, anche non condivisi, decide di non volere un figlio.

Quando ci troviamo di fronte a dinamiche come quelle descritte in precedenza, è evidente che avere un figlio, non rappresenta più una scelta o un desiderio, ma una necessità difensiva.

Nel primo caso per proteggersi dall'angoscia della solitudine; nel secondo come alibi per la mancanza di coinvolgimento affettivo; nel terzo come possibilità di mantenere l'idea onnipotente di immortalità.

Quindi la conferma dell'infertilità non viene vissuta come un problema, più o meno doloroso ma comunque risolvibile, ma si trasforma rapidamente in un conflitto che innesca una situazione di crisi della coppia e che si può manifestare con due modalità che presentano caratteristiche e dinamiche psicologiche diverse:

1) La prima si configura immediatamente o subito dopo aver presa la decisione di avere un figlio. E' possibile che già alla ricomparsa del ciclo mestruale che segnala, per il momento, la non avvenuta fecondazione la donna teme, a volte è sicura, di essere sterile.

Questa situazione è tipicamente femminile e rimanda a dinamiche inconsce diverse: rifiuto del partner, gravidanza vissuta come mortifera, sterilità come punizione (soprattutto se c'è stato un precedente aborto vissuto con intensi sensi di colpa e spesso, più o meno inconsciamente la gravidanza indesiderata è dovuta ad un tentativo di dimostrare o esorcizzare una paura di infertilità). Infine alibi per nascondere l'inconfessabile verità di non voler avere figli.

Ma esiste anche un'altra dinamica, non infrequente: che il timore di essere sterile, vissuto quasi come una fobia, possa rappresentare l'inconscia percezione che sia il partner a non voler avere un figlio perché lo vivrebbe come un rivale. Pertanto la gravidanza potrebbe compromettere la stabilità della coppia. Non è infrequente in questi casi che se dopo qualche tempo si arriva di comune accordo alla decisione di adottare un bambino, a pratica inoltrata o ad adozione avvenuta, la donna rimane incinta.

Una ulteriore peculiarità di questa dinamica è che per quanto è precoce il dubbio sulla sterilità, per tanto è tardivo l'uso delle ricerche che sono sempre incomplete e parziali e che difficilmente coinvolgono l'altro partner.

L'evoluzione può essere varia: da una stabilità, ma nel conflitto perpetuo della coppia, fino alla rottura.

2) La seconda situazione è molto diversa. Intanto il dubbio comincia a sorgere piuttosto tardivamente: da molti mesi a qualche anno dopo che si è evidenziata l'impossibilità di poter avere un figlio.

Inoltre i partner si sottopongono non solo ambedue, ma con molta serietà, ad una serie di ricerche: sempre comunque con la speranza che il problema sia risolvibile. Ma quando è accertata con sicurezza l'infertilità di uno dei due partners la conflittualità emerge rapidamente. Conflittualità che si manifesta a due livelli diversi, intrapsichico e relazionale che spesso finiscono con il potenziarsi a vicenda.

Sul piano individuale la reazione più frequente è di tipo depressivo: questo deficit viene vissuto come grave ferita narcisistica che compromette un livello di autostima già piuttosto basso. Oppure ci si può sentire in colpa per il coniuge: il soggetto vive la propria infertilità come una grave delusione inferta alle aspettative dell'altro. Molto simile è la reazione di autocolpevolizzarsi: situazione frequente nella donna che ha avuto precedentemente un aborto. Ma anche nell'uomo: ad esempio l'aver contratto una malattia venerea, può essere vissuto come causa del deficit e come colpa nei confronti del partner.

Una dinamica non infrequente è la negazione: più frequente nell'uomo. L'infertilità viene vissuta come impotenza, come incapacità sessuale, e per reazione spesso inizia una attività sessuale frenetica e promiscua, quasi a conferma delle proprie capacità.

Nella dinamica relazionale le due modalità più frequenti sono quelle di colpevolizzare l'altro, o di viverlo come insufficiente e deludente.

La colpevolizzazione molto spesso è sostenuta da argomenti abbastanza poco realistici; l'altro viene accusato di non aver rivelato prima al partner, un problema di cui egli stesso non era a conoscenza. Oppure c'è la svalutazione totale: l'infertilità viene vissuta come il segno di una profonda e globale incapacità dell'altro. La conflittualità emersa, a volte può raggiungere toni drammatici che con accuse reciproche può portare spesso alla rottura della coppia. Più spesso si arriva ad un progressivo distacco e disinteresse sia sul piano affettivo che sessuale: permane la convivenza ma con una reciproca sensazione di fallimento. Alle volte si può giungere anche alla decisione di adottare un figlio: ma se questo succede non cambia nulla. La ferita narcisistica, vissuta o subita e la reciproca ostilità permangono. In tutti questi casi, se c'è una richiesta di aiuto sul piano psicologico, bisogna muoversi con molta cautela. In genere è preferibile proporre inizialmente alcune sedute di coppia, per giungere poi ad una terapia individuale. Perché è evidente che in questi casi l'infertilità è un evento che fa precipitare un equilibrio già precario dei singoli componenti della coppia.

* Titolare di Psicoterapia. Facoltà di Medicina e Chirurgia Università "La Sapienza" di Roma.
** Psicologa


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