UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI

PADOVA

FACOLTA’ DI PSICOLOGIA

Tesi di Laurea

La corteccia prefrontale del cervello e l'invecchiamento

Relatore: prof. Patrizia Bisiacchi 

Candidato: Perini Girolamo (Mino)

Anno Accademico 1995 - 96

 

PREMESSA

Il tema dell’invecchiamento è uno degli argomenti più attuali della nostra epoca per ragioni di tipo sociale, culturale e sanitario,

Il numero degli anziani è destinato a salire in maniera consistente nei prossimi decenni e costituirà uno dei temi centrali del dibattito sanitario e socio - assistenziale (Crepaldi, 1994).

L’uomo ha sempre cercato di fermare i processi degenerativi connessi con l’invecchiamento e la ricerca medica sta operando grossi sforzi per trovare rimedi a questo problema che non ha solo risvolti puramente scientifici (capire i meccanismi del problema e trovare le soluzioni adeguate) ma anche finanziari ed economici ( un anziano in buona salute costa meno alla collettività e un successo scientifico in questo settore determinerebbe grossi introiti alle ditte detentrici dei brevetti delle scoperte, stante la grande appetibilità di farmaci in grado di rallentare il processo di senilità).

Nella società attuale dove, specie nel mondo occidentale, l’uomo ha sostanzialmente soddisfatto i bisogni fondamentali legati alla sopravvivenza e dove i mass-media pubblicizzano, a volte in maniera assillante, i miti dell’efficienza fisica, della giovinezza , del perfetto e dell’incontaminato, vi è forte la spinta a negare l’inevitabile precarietà della condizione umana e il declino inarrestabile che conduce alla morte dell’individuo. Ciò maschera, a mio avviso, da un punto di vista psicologico, il desiderio infantile di onnipotenza, mai del tutto sopito nell’individuo adulto.

Fra gli aspetti di questo declino, quello che più terrorizza e si presenta con immagini fantasmatiche angoscianti, per la massiccia perdita di controllo sulla realtà, è il deterioramento cognitivo legato all’involuzione delle strutture nervose superiori.

Infatti, mentre il decadimento fisico è un evento pressocché universalmente accettato e in molti casi sopportabile, grazie ai numerosi ritrovati della scienza medica ed ai supporti creati dalla moderna tecnologia (si pensi alle protesi per l’udito, la deambulazione, la vista, etc.), ben poco è stato fatto per risolvere i problemi legati alle difficoltà di ordine cognitivo.

Indagare pertanto i meccanismi che, a livello cerebrale, concorrono a determinare il declino cognitivo, assume un’importanza notevole, tenuto conto dei rilievi fatti sopra circa l’incidenza sempre più crescente del numero di anziani sul totale della popolazione ( il 6,2% nel 1992 e il 20% nel 2050, Olansky et al. ,1994) e delle legittime aspettative individuali di una vecchiaia priva di quegli effetti invalidanti che le malattie fisiche o psichiche comportano.

Si cercherà pertanto di compiere una panoramica degli studi e delle ricerche più recenti concernenti le relazioni e i rapporti intercorrenti tra la corteccia prefrontale e il processo di invecchiamento.

Lo studio partirà quindi da una descrizione anatomica e funzionale della corteccia prefrontale, d’ora in poi abbreviata per economicità di lavoro in CPF , dopo avere fatto un breve excursus storico delle ricerche sul lobo frontale, e indagherà gli aspetti neurobiologici , neurofisiologici, funzionali e patologici.

Diventa pure fondamentale operare sulla base di un concetto di invecchiamento definito in precedenza, per passare poi ad esaminare le correlazioni tra il processo di senescenza e le eventuali modificazioni, a diversi livelli, riscontrate nell’area neuroanatomica oggetto del presente studio.

La prospettiva entro cui ci collochiamo in questa analisi è quella di tipo sistemico ( Von Bertalanffy,1971). Secondo questa ottica le correlazioni si svolgono in un sistema (persona - ambiente) di tipo aperto e ciò comporta, per quanto possibile, la presa in esame di tutte le variabili e potenziali implicazioni provenienti dal soma nel suo intero e dall’ambiente esterno, capaci di influenzare le modifiche che si producono nella CPF in seguito al processo di senescenza, e quanto poi queste modificazioni a loro volta intervengano, provocando un modificato approccio alla realtà. Ciò determinerebbe così un supporto cognitivo sempre più alterato che, interagendo con i cambiamenti che si producono nel soma, attraverso una concatenazione di eventi ad andamento circolare e spiraliforme, contribuirebbe al raggiungimento della massima entropia del sistema.

La nostra ipotesi di lavoro è ovviamente tutta da dimostrare e siamo pure consapevoli che il ruolo della CPF, come quello delle altre strutture cerebrali, sia ben lungi dall’essere completamente indagato. Proprio in ciò risiede il limite principale del nostro lavoro assieme a quello derivante dal fatto che la produzione scientifica di studi e ricerche aumenta con progressione geometrica rendendo obsoleti , in un breve lasso di tempo, teorie e riflessioni che sembravano adeguate e funzionali.





Dott. Perini Girolamo


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